Cerretum Cantus: il concerto della Corale Polifonica Città Studi

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Cerretum Cantus, la IVa rassegna di canto corale presso l’Abbazia cistercense del Cerreto (Lo), ha chiuso in bellezza con il concerto sostenuto domenica 15 ottobre dalla Corale Polifonica Città Studi di Milano diretta dal M° Andrea Thomas Gambetti, con l’accompagnamento all’organo del M° Roberto Mucci. Un ottimo concerto che ha spaziato tra le armonie sacre del barocco, del classicismo e del romanticismo.

Il concerto è iniziato con due brani eseguiti dal M° Roberto Mucci all’organo a trasmissione meccanica di 6 piedi, realizzato da Gaetano Cavalli, organaro lodigiano, nell’ultimo decennio dell’Ottocento; strumento che è stato successivamente restaurato da due organari cremaschi: nel 2008 da Saverio Tamburini e nel 2018 dalla Fabbrica d’Organi Inzoli.

E’ stato eseguito di Girolamo Frescobaldi, Capriccio sopra l’aria “Or che noi rimena”, e di J.Stanley, Voluntary VIII Op.5 in re min. Molto apprezzabile l’esecuzione del M° Roberto Mucci che ha saputo utilizzare al meglio i registri del piccolo organo, mettendo bene in evidenza gli stili esecutivi richiesti per due autori di epoche diverse. Mucci vanta un ricco curriculum: dal 2004 ricopre tra l’altro la carica di organista titolare della Basilica di S. Maria Maggiore in Bergamo.

Si è poi esibita per prima la sezione femminile del coro, numericamente molto nutrita, con l’esecuzione della Messe Brève di L. Delibes. Subito da questo brano è emersa la preparazione artistica del M° Gambetti nel dirigere con gesto sobrio, elegante, preciso, la compagine femminile. Quanto alla “Messe Brève” di Delibes (compositore ottocentesco francese, per la verità non molto noto al grande pubblico) si è rivelata veramente, come aveva preannunciato il maestro stesso, un vero gioiellino, dove le tre voci femminili procedono e dialogano in modo molto scorrevole e espressivo, in piena aderenza ai vari testi dell’Ordinario della Messa.

Poi si sono aggiunte anche le sezioni maschili per l’esecuzione del Magnificat di J. Pachelbel.
Fra le tredici elaborazioni di Pachelbel sul testo del Magnificat, la più eseguita è questa in RE per coro a 4vd, con quattro violini ad libitum per il raddoppio delle voci e b.c. Si tratta di una composizione generalmente omoritmica, semplice, declamata e inizia con un tema puntato su note ribattute particolarmente orecchiabile. Nella sezione “Fecit potentiam” interessante notare che, mentre le altre voci procedono omoritmicamente, il soprano intona il testo quasi con un recto tono, mantenendo la nota re dopo qualche semplice passaggio per grado congiunto.
Di F.J. Haydn sono stati eseguiti poi due delle quattordici sezioni dello Stabat Mater Hob. XX :” Stabat Mater Dolorosa” e “Quis est homo”. Per sé la partitura prevede un’orchestra con 2 oboi ( o corni inglesi), archi e organo. L’organista Mucci ha comunque egregiamente sostituito all’organo le parti strumentali, soprattutto nella lunga introduzione iniziale, mettendo in evidenza i forti chiaroscuri dinamici della partitura. Nel primo numero “Stabat Mater dolorosa” è intervenuto il tenore Giorgio Tiboni che ha offerto una intensa e calda interpretazione del testo sacro in dialogo con il coro.

A conclusione del concerto sono state eseguite le Litanie Lauretane KV109 di W.A. Mozart.
Composte a Salisburgo nel 1771 al ritorno del primo viaggio in Italia, risentono del magistero di Padre Martini frequentato a Bologna per l’ampiezza delle parti corali, la resa espressiva in musica del testo; anche qui il coro ha reso bene il carattere di questa composizione mariana di Mozart, grazie anche all’intervento ancora del tenore Tiboni e delle altre voci solistiche, cioè del soprano Claudia Nuccio, del contralto Claudia Cigala e del basso Roberto Battista, che hanno sostenuto le loro parti con sicurezza e molta espressività, in continua alternanza con il coro. Certo un’altra resa fonica si sarebbe creata con l’organico strumentale voluto da Mozart: archi, 2 trombe, trombone e organo, anche se anche qui il M° Mucci non ha fatto rimpiangere l’orchestra.

Naturalmente gli applausi del pubblico sono stati molto calorosi al termine di ogni brano, a sottolineare l’ottima preparazione del coro, dei solisti, dell’organista e soprattutto del direttore che ha sempre diretto le esecuzioni con scioltezza e sobrietà, in piena empatia con i coristi ai quali rivolgeva gli applausi, con molta galanteria, al termine di ogni brano. Non capita spesso!
don Giacomo Carniti